Capitolo IV


La prova della Terra
o il carcere della Luna


Dopo aver realizzato nel passato, molte volte 
con successo, sintesi di diverse culture autoctone, 
il Messico può raggiungere felicemente 
una civiltà latino-indiana unita da una doppia filiazione 
ai costruttori di Roma e a quelli di Tenochtitlan.

JACQUES SOUSTELLE,
I Quattro Soli. 
Origine e declino delle culture

Il carcere della luna preciserà rompere


1

Guardiani di altri tempi


Passo dopo passo, Regina fu ascendendo per la ripida scalinata. Nel teso silenzio della notte i suoi passi echeggiavano con moltiplicato enfasi. Dal primo momento la piramide lasciò sentire la sua opposizione alla ascesa che si pretendeva, manifestandosi per quello che in realtà era: il più gigantesco accumulatore di energie negative esistenti sulla Terra. Ad ogni scalino che avanzava, la Dakini sentiva che una forza di un potere incalcolabile e sempre crescente si opponeva alla sua avanzata. Quando arrivò alla metà del suo percorso, la densità raggiunta per le energie negative era già superiore a quella di una grossa muraglia di acciaio. Regina si vide costretta a fermarsi.

All'apice del monumento, i Quattro Autentici Messicani che in essa aspettavano avevano notato quello che era successo. Esultanti, percepirono prima l'arrivo di una persona alla base della piramide. Poi, con il cuore straripante di allegria, ascoltarono i passi che si avvicinavano alla cima. Venne dopo la graduale paralizzazione della ascesa fino ad arrivare al suo completo arresto. I Quattro Autentici Messicani erano ora una sola e disperata angoscia.

-L'imperatore ha bisogno di noi. Andiamo in suo aiuto - esclamò don Miguel con alterata voce mentre cercava di stare in piedi. Ingenuo proposito; sarebbe stato più facile per lui fermare il movimento di rotazione del pianeta. L'energia che emanava dalla piramide possedeva una forza apparentemente insuperabile. Il Supremo Guardiano della Tradizione Nahuatl si vide costretto a rimanere immobile, con i lineamenti alterati a causa dell'ira motivata per la sua totale incapacità di agire.

Il tempo trascorreva e la situazione rimaneva invariata. I quattro paralizzati esseri compresero quello che stava succedendo. Era evidente che il tentativo di liberare gli esseri umani delle catene della trasognatezza lunare aveva fallito. Tuttavia, risultava altrettanto chiaro che chi aveva effettuato detto tentativo non era disposto a concedere la sua sconfitta e ritirarsi. Di sicuro si trattava di un essere detentore di una volontà incrollabile, deciso a non arrendersi mentre possedesse un soffio di esistenza.

Nonostante le drammatiche circostanze, don Uriel stava quasi per ridere. Immaginava la sorpresa che avrebbero il giorno dopo i visitatori della zona archeologica, quando notassero che la Piramide della Luna era stata riattivata ma non controllata, e di conseguenza, quattro immobilizzate persone aspettavano nella cima del monumento la morte per inanizione, al tempo che un'altra continuava ostinatamente afferrata in portare a termine un'impossibile salita verso la cima.

Don Uriel interruppe le sue riflessioni nell'intuire che stava per accadere qualcosa del tutto inaspettato. Nell'ambiente si percepiva con ogni chiarezza l'esistenza di misteriose forze sul punto di manifestarsi. Una solo sguardo ai volti dei suoi compagni li bastò per sapere che questi avevano una sensazione identica alla sua e che ignoravano ugualmente ciò che stava per accadere.

Nel suo stato ordinario, risulta impossibile alla coscienza umana superare la falsa concezione del tempo che le porta a dividere questo in passato, presente, e futuro, impedendole di capire che in realtà esiste solo un Eterno Presente. Una importante prova che ciò che comunemente noi denominiamo passato non scompare mai, riguarda la presenza sempre attiva di esseri che hanno raggiunto un'elevata spiritualità in passate epoche. E in quella trascendentale notte, convocati per l'indomabile volontà di Regina, gli Autentici Messicani di tutti i tempi stavano per fare un elenco dei presenti.

Inizialmente né la stessa Regina riuscì a rendersi conto di ciò che stava accadendo. Insistendo più e più volte di oltrepassare la barriera di energie negative che le chiudeva il passo, manteneva centrata interamente la sua attenzione in proseguire la lotta. Improvvisamente cominciò a sentire che ormai non era da sola, bensì al suo fianco si raggruppavano poderosi esseri che accorrevano nel suo aiuto. Molto presto le fu possibile contemplare le immateriali ma percettibili figure dei nuovi arrivati. Si trattava di esseri provenienti di antiche Età di Oro in cui il Messico raggiungesse singolare grandezza, come i due millenni precedenti alla caduta di Tula ed altre epoche ancora più remote, di cui la storia comunemente conosciuta non conserva già memoria alcuna.

guardiani di altri tempi al suo fianco verranno 
e uniti tutti insieme la battaglia daranno.

L'incredibile raggruppamento formato attorno Regina cresceva ogni momento. Uomini e donne di diversi tratti, unificati dalla luce che bagnava i loro volti e che sembrava irradiare dal loro interno, trasmettevano all'autentica Sovrana del Paese delle Aquile tutta la forza spirituale che, come risultato degli sforzi da essi compiuti, si aveva accumulato in detto paese attraverso innumerevoli millenni. Regina avanzò di un passo e tutto il passato sacro del Messico avanzò con lei. La notte intera vibrava con l'eco dei fermi passi della giovane. Davanti alla forza incontrastabile di coloro che ascendevano, la barriera di energie negative era ora molto meno di niente.

Dopo aver raggiunto la cima i guardiani di altri tempi svanirono e Regina si trovò all'improvviso di fronte a quattro individui seduti sul pavimento che la contemplavano sbalorditi.

—Buonasera —esclamò con gentile tono—. Immagino che mi stavano aspettando.

Come spinti da una molla, i membri del quartetto si alzarono all'unisono. I loro volti erano una vera e propria immagine della sorpresa e lo sconcerto. Dopo alcuni momenti di imbarazzante silenzio, l'innata curiosità di don Gabriel lo portò a cercare il dialogo.

-Buonasera. Viene da sola?

-Sì, con chi altro vi aspettavate che venisse?

-Aspettavamo il ritorno dell'imperatore, del nostro signore Cuauhtemoc -rispose don Miguel con grave intonazione.

Nell'ascoltare quel nome, Regina sentì una specie di chiamato nel più profondo della sua coscienza. In modo spontaneo e inspiegabile a se stessa, sorse delle sue labbra una laconica risposta:

-Sono io.

Il quartetto si trasformò istantaneamente in un compatto sentimento di incredulità e diffidenza. I suoi inquisitivi occhi setacciarono la giovane con più asprezza che coltelli di ossidiana. Con parole che combinavano altezzosità e modestia, Regina affermò:

-Vi prego, mi perdoniate. A volte sorgono dentro di me sentimenti e ricordi che non so da dove vengono. Se ho detto qualcosa che potesse offenderli, vi supplico mi scusiate. Il mio nome è Regina. Sono la Regina del Messico e so molto bene quale è la missione che mi corrisponde cercare di compiere. Sicuramente voi siete gli unici Autentici Messicani che esistono nel paese. Avrò bisogno del loro prezioso aiuto, ma non intendo chiederglielo. Questa è una decisione che corrisponde soltanto a voi.

Dopo aver affermato quanto sopra, Regina si voltò con la chiara intenzione di tornare sui suoi passi. La voce di don Uriel la fermò:

-Per favore, non vada via, ci piacerebbe parlare con lei.

La giovane si voltò di nuovo. Dell'unificato volto del quartetto era sparita la sfiducia, prevaleva ancora lo sconcerto.

-Capisca la nostra confusione -disse don Rafael con l'affettuoso tono che gli era caratteristico-. Non aspettavamo una regina bensì un imperatore.

-Questo significa che mi riconoscono come la Regina del Messico e che mi aiuteranno a compiere la mia missione?

Il quartetto rimase in silenzio per un attimo. Uno per uno, i suoi membri furono dando la sua personale risposta alla domanda:

-Sì -rispose don Uriel in primo luogo.

-Sì -affermò don Rafael.

-Sì  -proseguì don Gabriel.

-Sì -concluse don Miguel.

Il viso di Regina si illuminò di gioia. Con un gesto indicò ai suoi accompagnatori che prendessero posto sul suolo, cosa che fece anche lei rimanendo di fronte ad essi.

-Cos'era quello che avevate intenzione di fare una volta arrivato l'imperatore?  -interrogò Regina.

-Il paese è stato senza un vero governo da secoli -rispose don Miguel-. Volevamo che andassi al posto che gli spetta: il Palazzo Nazionale. Lì la porteremo adesso affinché cominci ad esercitare il suo comando su tutti i messicani.

-Quindi esistono altri Autentici Messicani oltre a voi?

-No -risposero i quattro.

-Allora per chi governerò? La reale autorità esiste solo per esseri veri. Se voi siete gli unici Autentici Messicani e mi riconoscete come la Regina del Messico, non ho bisogno di vivere in un palazzo, piuttosto credo che mi risulterebbe scomodo. Abbiamo davanti a noi molto lavoro da fare e pochissimo tempo per farlo.

-Lei ha menzionato che veniva a realizzare una missione -disse don Gabriel-. Possiamo sapere di cosa si tratta e se ci permetterà di aiutarla?

-Certo che sì. Penso che voi siete ben consapevoli che il Messico è addormentato. Dobbiamo iniziare a risvegliarlo e disponiamo solo di sei mesi, giusto il tempo in cui questa piramide starà neutralizzando le energie negative provenienti dalla Luna.

-Come possiamo riuscirci? -domandò don Gabriel.

-Effettuando un rituale che risvegli i due esseri più poderosi del paese: il Popocatépetl e l'Iztaccíhuatl. Quando essi risveglino prenderanno a suo carico il compito di riattivare l'addormentata coscienza delle altre montagne del paese, le quali, a loro volta, faranno pian piano la stessa cosa con tutto il territorio. Raggiunto questo, prima o poi, gli abitanti umani finiranno per risvegliare e il Messico potrà di nuovo realizzare la sua sacra missione di collaborare nello sviluppo dell'Universo.

-Lei ha abbastanza potere per eseguire quel rituale? -inquisì don Miguel.

Regina assentì muovendo la testa con fermezza.

-Allora bisogna iniziarlo immediatamente -concluse categorico il Supremo Guardiano della Tradizione Nahuatl.

-Non è così facile -rispose Regina sorridendo-. Credo che ora viene una tappa particolarmente difficile nel lavoro che dovremo realizzare, poiché consisterà in non fare nulla, o più esattamente, in dover aspettare.

-Cos'è che dobbiamo aspettare? -interrogò don Uriel.

-Che i sonnambuli mi vedano, che l'unico sveglio richieda il mio aiuto e che alcuni dei migliori e dei peggiori ci diano il loro sostegno -rispose Regina. Di seguito, comprendendo che i suoi interlocutori non avevano potuto capire l'enigma che aveva appena formulato spiegò:

-Sicuramente voi sapete molto bene che un rituale è sempre qualcosa che supera l'umana comprensione. Il suo proposito è trascendere il piano ordinario della nostra esistenza e stabilire comunicazione con il divino. Anche se spero di potere realizzare il rituale che metta fine alla letargia del Messico, sono molto lontana di conoscere le cause per cui bisognerà effettuare detto rituale in una certa forma e non in un'altra. Il punto è che non possiamo fare nulla finché non ci chiedano il nostro intervento. Affinché quel sollecito si verifichi, è imprescindibile che almeno alcuni degli abitanti del paese si rendano conto della grave situazione in cui questo si trova; allora uno di loro, cioè "l'unico sveglio", mi dovrà chiedere di intervenire. Sarà anche necessario che tanto alcune persone che sono i migliori, come altre che siano considerate i peggiori, ci diano il loro sostegno. Una volta riuscito questo potremo iniziare il rituale.

I severi volti degli Autentici Messicani riflettevano identici sentimenti. A nessuno piaceva l'idea di non essere in grado di eseguire azione alcuna finché non si manifestassero le imprecise condizioni a cui si riferiva Regina. La giovane tentò di trasmettere loro il suo solito ottimismo:

-Il carcere della Luna è stato rotto, questo originerà profondi impatti su gran parte degli abitanti del paese. Vedendosi liberi della trasognatezza che loro dominava, capiranno la prostrazione in cui si trova il Messico, disperatamente cercheranno soluzioni e di sicuro ci troveranno.

-Speriamo che così sia -espresse don Uriel a nome di tutti.

Regina fece un espressivo segno con la mano indicando che dava per conclusa la riunione. Il rincontro tra gli Autentici Messicani e la legittima Sovrana della Nazione si era verificato e auspicava magnifici frutti. Quella riunione era il primo vero atto di governo che si realizzava nel paese dopo più di quattro secoli di impostura.

I cinque occupanti della cima della piramide si alzarono. Regina fu stringendo la mano ed abbracciando ad ognuno dei loro accompagnatori, sigillando così il patto di collaborazione stabilito con essi.

Iniziava un nuovo e splendente giorno. La chiarezza dell'alba concedeva una singolare luminosità alla città sacra, la quale sembrava aver notato quello che in essa stava accadendo e vibrava con la stessa poderosa energia dei suoi migliori tempi. Teotihuacan e i suoi cinque abitanti erano in quel momento una testimonianza inconfutabile dell'esistenza di questo essere misterioso e sacro chiamato Messico.